Questa tipologia di propulsore ha visto la luce negli anni ’70, periodo in cui Mercedes-Benz equipaggiava le sue berline con il motore serie OM617.
Da allora, diversi costruttori hanno iniziato ad adottare questa strategia: ingombri ridotti rispetto a motori a 6 o più cilindri, ma cilindrate più grandi rispetto ai motori a 4 cilindri.
Molte vetture sportive equipaggiate con motori pentacilindrici sono passate alla storia grazie al loro sound caratteristico e alle loro prestazioni, basti pensare alla mitica Audi Quattro, o alla Fiat Coupè, oppure, per rimanere in tema Volvo, a una delle prime wagon sportive della storia: la Volvo 850R (vettura che ha addirittura corso nel campionato BTCC). Per i motori a gasolio, invece, non si può non menzionare il 2.4l diesel svedese, uno tra i primi propulsori diesel realizzati in alluminio.
Ma quali sono i pro e i contro di questa particolare architettura?
Senza dubbio uno dei principali pro è la possibilità di avere un propulsore compatto con una cilindrata elevata: potenza e coppia maggiori, oltre che un’erogazione molto più fluida e lineare rispetto a un motore a 4 cilindri.
Avere un motore a cilindri dispari però porta ad avere vibrazioni eccessive, pertanto è necessario adottare il “contralbero di rotazione”, per smorzare oscillazioni che potrebbero portare a una repentina rottura del motore.